martedì 29 settembre 2009

www . wiloworld


Il progetto “L’Urlo” non è certamente una novitá in rete.
Si tratta semplicemente di un “sensless collaborative book”,
un esperimento di comunicazione come ce ne sono molti nel web.
Alla base c’è il concetto di collaborazione,
scambio di sensazioni, voglia di esprimersi.
È ciò che la rete offre ogni giorno a milioni di persone.
Episodi come questo definiscono ancora più in profondità
il senso della realtà
(virtuale e non, poco importa a questo punto)
del futuro più prossimo.

Non più due mondi separati ma uno solo.

L’idea di un progetto totalmente anonimo,
privo di un senso o di una direzione,
è come il respiro di un organismo gigantesco
composto da una moltitudine di unità-cellule.
È il prodotto della rete.
L’inesauribile macchina della creatività,
che corre a velocità supersonica
attraverso chilometri di filo
(e sempre più spesso nell’etere),
ha bisogno di essere definita.
Un po’ come un segmento,
che altro non è che una parte di retta (infinita)
delimitata da due punti.

Il senso del progetto è proprio questo.
Come accennato anche nel precedente
Versetti Poetronici, dal caos sistematico
(lo stato primario del processo creativo)
si passa al caso controllato
(trovare un senso a quello che un senso non sembra avere).
Anche se il risultato di un progetto simile
sembra più volgere all’involuzione
(un libro è un ormai da considerarsi un oggetto del passato),
bisogna tener presenti un paio di cose.

Primo,
non sappiamo, anche se molti cercano di intuirlo,
come si evolverà il fenomeno Internet in futuro.
Può anche darsi che rimarrà un mezzo
alla portata di pochi,
proprio a causa della sua natura partecipativa.
Non tutti sono in grado di abbandonarsi
all’orgia della collaborazione.
Secondo,
non è detto che la rete rimanga libera
come lo è oggi.
Mi piace pensare a questo libro
come l’ultima testimonianza di qualcosa di scomparso,
dentro un incubo Orwelliano
in cui i pompieri non bruciano
i testi di letteratura ma i pc.
Quando anche l’ultima connessione
verrà tagliata e l’ultimo supporto digitale cancellato,
torneremo a collezionare quintali di carta
sopra gli scaffali.
E non avremo più modo di URLARE!

manuale atnesco

Atnl usa le parole per costruire
un grande manuale di sensazioni.
Chiudo gli occhi e la lascio fare.

25 falli pendenti

Lo scandalo?
E' negli occhi
di chi guarda.

mi son svegliato e..


Oggi,29 settembre




Proibisco che nei templi ci sia alcun simulacro
perché la divinità che anima la natura
non può essere rappresentata-

29

Ma che cosa diventa quando si diffonde in icone,
quando si demoltiplica in simulacri?
Resta l’istanza suprema, che semplicemente si incarna,
attraverso le immagini, in una teologia visibile?


Oppure si volatilizza nei simulacri,
che di per sé dispiegano un loro fasto
e un loro potere di fascinazione dal momento
che il macchinario visibile delle icone
si sostituirebbe all’Idea pura e intelligibile di Dio?

Dio non è mai esistito,
ne è sempre esistito soltanto il simulacro.
O anzi meglio,
Dio stesso non è mai stato altro che il proprio simulacro.

Tesoro Templare


il Prete SAUNIERE
Nominato parroco nel 1885, della chiesa di Rennes-le Chateau, minuscolo villaggio nel Sud della Francia, portò il suo segreto nella tomba.
Nel 1896, nonostante non avesse mezzi personali e dovesse essere aiutato dai propri parrocchiani, il prete cominciò a spendere come un milionario, acquistando terre, costruendo ville e giardini e, facendo costose migliorie nel villaggio e nell’antica chiesa.Alla domanda da dove venissero quei soldi, lui raccontò al suo vescovo che era un dono di persone molto ricche, la cui identità non poteva essere rivelata, perché coperta dal segreto del confessionale.La maggior parte delle persone, pensava invece che il giovane prete avesse trovato un tesoro sepolto e fosse riuscito a vendere il tutto a dei compratori che avevano acconsentito a mantenere il silenzio.Vennero fatte persino supposizioni che Saunière avesse trovato il leggendario “Tesoro di Gerusalemme”, supposizioni suffragate da alcuni fatti storici.Ripercorriamo il cammino dell’antico tesoro di Giudea, a volte chiamato “Il Tesoro di Salomone”.In origine conservato nel Tempio di Gerusalemme, fu portato via dai Romani nel 70 d.C., messo in mostra e custodito a
Roma, solo per divenire poi bottino di guerra quando i Visigoti saccheggiarono la città nel 410 d.C.Verso la fine del V secolo, i Visigoti avevano conquistato gran arte dell’Europa Occidentale e avevano costruito città, tra cui una in cima ad una collina ch’era diventata uno degli ultimi baluardi nella Galla, nel tempo quella città-fortezza si trasformò in una piccola borgata isolata: Rennes-le-Chateau.E’ possibile quindi che il tesoro dei Visigoti, comprendente quello di Gerusalemme, fosse nascosto in una grotta naturale o in un passaggio.Saunière conosceva bene la storia del villaggio e sapeva che la sua chiesetta era stata costruita sopra un’antica struttura visigota.Nel 1891, convinse i propri parrocchiani a racimolare dei soldi per dei restauri urgenti, fece spostare la pietra dell’altare e scoprì che uno dei pilastri cavi, sui quali poggiava, conteneva delle antiche pergamene.In un primo tempo sembravano delle semplici trascrizioni di brani dei Vangeli, tuttavia Saunière guardò più attentamente e trovò tracce di un codice complesso entro le righe copiate.Pare che questo codice sia stato decifrato con l’esperta assistenza di altri ecclesiastici parigini.Saunière riconobbe gli accenni a precisi punti di riferimento nella zona che circondava Rennes-le-Chateau, notò allusioni a Dagoberto ( il re merovingio) e a Sion ( Giudea) collegati alla parola “tesoro”.Il primo risultato delle sue ricerche fu il ritrovamento di alcuni reperti merovingi di cui parlò, ma qui iniziò il mistero.Si possono fare solo supposizioni su ciò che accade e che lo fece entrare in possesso di un’ingente fortuna, sebbene le congetture si basino su solidi fatti e lo stesso Saunière lasciò un’infinità di indizi.Per prima cosa, s’incaricò personalmente dei complessi lavori di restauro della chiesa; alcune decorazioni appaiono bizzarre, sconvenienti, persino blasfeme.Molti visitando Rennes-le-Chateau si chiedono come mai sulla pietra sopra la porta della chiesa sia scolpita la frase: “Terribilis, est locus iste” questo luogo è terribile; Oppure perché una grottesca statua del demonio Asmodeo stia a guardia della porta e questa statua è la prima cosa che si nota entrando.La spiegazione di tutto ciò, e di altre immagini tutt’ altro che sacre che si trovano all’interno, è che forniscano la chiave di lettura sulla fonte delle ricchezze del prete, per esempio Asmodeo era il leggendario guardiano demoniaco del tesoro di Gerusalemme.
Nessuno sa quale fosse il tesoro, né in quali mani sia finito; forse il giovane prete l’ha usata tutto e ha voluto lasciare ai posteri solo la curiosità di un misterioso segreto.