Il progetto “L’Urlo” non è certamente una novitá in rete.
Si tratta semplicemente di un “sensless collaborative book”,
un esperimento di comunicazione come ce ne sono molti nel web.
Alla base c’è il concetto di collaborazione,
scambio di sensazioni, voglia di esprimersi.
È ciò che la rete offre ogni giorno a milioni di persone.
Episodi come questo definiscono ancora più in profondità
il senso della realtà
(virtuale e non, poco importa a questo punto)
del futuro più prossimo.
Non più due mondi separati ma uno solo.
L’idea di un progetto totalmente anonimo,
privo di un senso o di una direzione,
è come il respiro di un organismo gigantesco
composto da una moltitudine di unità-cellule.
È il prodotto della rete.
L’inesauribile macchina della creatività,
che corre a velocità supersonica
attraverso chilometri di filo
(e sempre più spesso nell’etere),
ha bisogno di essere definita.
Un po’ come un segmento,
che altro non è che una parte di retta (infinita)
delimitata da due punti.
Il senso del progetto è proprio questo.
Come accennato anche nel precedente
Versetti Poetronici, dal caos sistematico
(lo stato primario del processo creativo)
si passa al caso controllato
(trovare un senso a quello che un senso non sembra avere).
Anche se il risultato di un progetto simile
sembra più volgere all’involuzione
(un libro è un ormai da considerarsi un oggetto del passato),
bisogna tener presenti un paio di cose.
Primo,
non sappiamo, anche se molti cercano di intuirlo,
come si evolverà il fenomeno Internet in futuro.
Può anche darsi che rimarrà un mezzo
alla portata di pochi,
proprio a causa della sua natura partecipativa.
Non tutti sono in grado di abbandonarsi
all’orgia della collaborazione.
Secondo,
non è detto che la rete rimanga libera
come lo è oggi.
Mi piace pensare a questo libro
come l’ultima testimonianza di qualcosa di scomparso,
dentro un incubo Orwelliano
in cui i pompieri non bruciano
i testi di letteratura ma i pc.
Quando anche l’ultima connessione
verrà tagliata e l’ultimo supporto digitale cancellato,
torneremo a collezionare quintali di carta
sopra gli scaffali.
E non avremo più modo di URLARE!
Si tratta semplicemente di un “sensless collaborative book”,
un esperimento di comunicazione come ce ne sono molti nel web.
Alla base c’è il concetto di collaborazione,
scambio di sensazioni, voglia di esprimersi.
È ciò che la rete offre ogni giorno a milioni di persone.
Episodi come questo definiscono ancora più in profondità
il senso della realtà
(virtuale e non, poco importa a questo punto)
del futuro più prossimo.
Non più due mondi separati ma uno solo.
L’idea di un progetto totalmente anonimo,
privo di un senso o di una direzione,
è come il respiro di un organismo gigantesco
composto da una moltitudine di unità-cellule.
È il prodotto della rete.
L’inesauribile macchina della creatività,
che corre a velocità supersonica
attraverso chilometri di filo
(e sempre più spesso nell’etere),
ha bisogno di essere definita.
Un po’ come un segmento,
che altro non è che una parte di retta (infinita)
delimitata da due punti.
Il senso del progetto è proprio questo.
Come accennato anche nel precedente
Versetti Poetronici, dal caos sistematico
(lo stato primario del processo creativo)
si passa al caso controllato
(trovare un senso a quello che un senso non sembra avere).
Anche se il risultato di un progetto simile
sembra più volgere all’involuzione
(un libro è un ormai da considerarsi un oggetto del passato),
bisogna tener presenti un paio di cose.
Primo,
non sappiamo, anche se molti cercano di intuirlo,
come si evolverà il fenomeno Internet in futuro.
Può anche darsi che rimarrà un mezzo
alla portata di pochi,
proprio a causa della sua natura partecipativa.
Non tutti sono in grado di abbandonarsi
all’orgia della collaborazione.
Secondo,
non è detto che la rete rimanga libera
come lo è oggi.
Mi piace pensare a questo libro
come l’ultima testimonianza di qualcosa di scomparso,
dentro un incubo Orwelliano
in cui i pompieri non bruciano
i testi di letteratura ma i pc.
Quando anche l’ultima connessione
verrà tagliata e l’ultimo supporto digitale cancellato,
torneremo a collezionare quintali di carta
sopra gli scaffali.
E non avremo più modo di URLARE!