venerdì 20 novembre 2009

muoversi da fermi


Pharaon

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Si guardò intorno.
La tomba aveva la seduzione dell’insoluto.
Del resto il mondo era rimasto affascinato da tutto quell’oro e quel blu rinvenuto nel sepolcro del faraone Tutankhamon. Mosaici aurei, strani animali, statue dorate, monili, oggetti. E poi un carro, figure in dimensione naturale, lettucci dorati e intarsiati, addirittura un trono reale tutto d'oro.

E il suo magnifico sarcofago, la sua maschera.
Potente, straordinaria, splendida.
Era arrivato al Cairo solo per un’importante ricerca di laboratorio.
Nel suo lavoro di ricercatore aveva scoperto una molecola che sarebbe stata in grado di curare il morbo di parkinson.
Ma ora era lì, nella valle dei Re, dentro la tomba che Howard Carter nel 1922 aveva portato alla luce. Era lì unicamente perché si era concesso una pausa. Pura curiosità. Consultò l’orologio. Era mezzogiorno in punto. Aveva pochissimo tempo.
Era solo, e nell’atmosfera di quella penombra rarefatta, quasi lattiginosa, sentiva qualcosa di insolito percorrergli la spina dorsale. Un brivido, una specie di vertigine.
La fiaccola alla sue spalle oscillò debolmente come se un soffio leggero fosse penetrato da quelle pietre solenni e massiccie.
Un’eco del passato…
Gli occhi si soffermarono su una scritta incisa sulla statuetta del dio Horus
«Possa la morte rapire con le sue tetre ali chiunque osi disturbare il sonno del faraone»
Un severo avvertimento che annunciava nel dio il sommo protettore della tomba.
E subito gli occhi furono calamitati dalla raffigurazione dipinta sullo schienale del trono.
Due figure reali, il faraone e la sua giovane sposa Ankhesenamon.
Il soffio cominciò a provocargli una leggera vertigine, un piccolo giramento di testa
La donna calzava un solo sandalo, l’altro piede era nudo. Per gli egittologi il significato era chiaro. I due si erano promessi amore eterno nel bene (piede con il sandalo) e nel male (piede nudo).
I suoi occhi non potevano staccarsi dalla donna.
Una strana malìa lo avvinceva.
Gli occhi femminili truccati e allungati lungo le tempie parevano trafiggerlo nella loro penetrante fissità. Guardavano lui. Erano occhi vivi….
Scrollò il capo cercando di scacciare l’ebbrezza di quella eterea visione che pareva impalpabile alla realtà. La vertigine aumentò quando percepì un lieve fruscio, la sensazione di una luce in movimento, l’invisibile che si rende tangibile.
La donna lentamente chinò la testa e si slacciò l’altro sandalo. Un movimento impercettibile, ma così fluido da sembrare oro colato.
Nel movimento i suoi folti capelli le scesero sulla tunica bianca. Una tunica che le arrivava alle caviglie. Poi volse gli occhi verso di lui e lo fissò.
- No. Non sta capitando a me…non è reale… -
Ma non ebbe molto tempo per razionalizzare perché nel brivido che lo aveva colto, ora sapeva di avanzare verso di lei, passo dopo passo.
Una forza arcana lo sospingeva da quella donna.
Guardò il suo viso accuratamente truccato, aggraziato, le labbra rosee appena accennate in un misterioso sorriso. Una collana a più fili sul collo, gli orecchini infilati ai lobi, e in fronte il serpente ureo intrecciato tra i capelli.
- Sei qui…sei venuto finalmente… ti ho aspettato tanto -
Fu quasi un bisbiglio, ma la voce di lei gli giunse limpida, come avesse attraversato i secoli.
Ora lui era sparito. Ora lui sapeva chi era…
Il cuore gli martellava in petto al cospetto della sua promessa sposa. La sua sposa egiziana, mai vista nella vita terrena, mai raggiunta, solo immaginata
- Mi hanno ucciso prima che varcassi il confine –
- Lo so.. per questo, dopo di lui – indicò Tuthankamon – mi fecero sposare il gran visr Ay e gli intrighi a palazzo cessarono solo quando egli, sposandomi, divenne il faraone –
Lei gli si avvicinò senza mai distogliere gli occhi dai suoi. Erano vicinissimi, potevano sfiorarsi.
- Ero il figlio di un re ittita. L’Egitto non avrebbe mai acconsentito alla tua blasfema provocazione prendendo in sposo un principe straniero. Mio padre Shuppiluliuma mi mandò da te, ma non arrivai mai, mia dolce luce -
- Ay ordinò la tua morte. Io non lo seppi mai. Ma ti aspettavo, Zannanza… -
- Sono qui adesso, Ankhesenamon…vieni…vieni da me -
La donna a piedi nudi si alzò sulle punte e lo circondò con le sue braccia.

Gli si appoggiò contro e con gesto sensuale gli baciò il collo, poi aspettò l’incontro delle loro labbra. Quando si unirono, il tempo si lacerò in quell’unica scheggia di oro e blu.
Un bacio che marchiò di piacere e di dolore la loro eterna solitudine, la loro assenza da se stessi, il tempo mai colmato dalle gioie dell’amore, della passione. Dalla loro non-storia.
L’ebbrezza durò un attimo o un eternità.
Lui non seppe dirlo… ma quando la vertigine passò, la donna non c’era più. Era scomparsa, rannicchiata in quella figura che pareva ora statica e lontana.

Si toccò le labbra ancora calde e tumide. Il bacio gli bruciava ancora come una spina, come una rosa sanguinante.
Non aveva più tempo. Era incalzato dalla realtà.
Era prossimo a soffocare.
L’aria stava annodandogli la gola, come una lama mortale puntata in un preciso punto fatale.
Di corsa uscì alla luce.
Il cuore impazzito, la mente ancora annebbiata dalla magnifica visione.
Il sogno lo aveva completamente ubriacato.
Guardò l’orologio affannato e ansante.
- dio sono pazzo… - farfugliò
L’ora si era fermata alle 12 esatte.

Le lancette erano senza vita.
Seppe che era rimasto nella tomba per più di un’ora.

Il tempo si era fermato nei suoi luoghi invisibili, il tempo gli aveva fatto ripercorrere il cammino delle stelle attraversare lo spazio divino, incontrando per la prima e ultima volta la sua tenera dolce sposa.
Colei che in vita non aveva mai visto se non attraverso un vago dipinto tracciato da uno scriba egizio.

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Nda:


1334-1325 A.C. - Prima di compiere 20 anni, Tutankhamon morì, forse assassinato.


Nella sua tomba si vede rappresentato il gran visir Ay che celebra il funerale del Faraone vestito già delle insegne e dei riconoscimenti del futuro faraone. Per questo motivo Ankhesenamon, vedova e senza figli, chiese segretamente al re degli Hittiti Shuppiluliuma di mandarle un figlio che lei avrebbe sposato e incoronato Faraone. Dati i rapporti non certo pacifici tra i due popoli, Shuppiluliuma dapprima si rifiutò, ma poi, sottoposto alle continue suppliche della Regina, acconsentì al matrimonio ed inviò a Tebe uno dei suoi figli, Zannanza.
Ma appena varcato il confine, il principe hittita subì un'imboscata e venne ucciso. Akhesenamon fu così costretta a sposare Ay che diventò a tutti gli effetti il Faraone. A questo punto le tracce di Ankhesenamon si perdono: la sua immagine non è più rappresentata da nessuna parte ed il posto di Grande Sposa Regale viene preso dalla prima moglie di Ay.

rimugina Canu



Se tengo una pena – rimugina Canu -
quasi posso dire che non io ho la pena
ma è la pena che ha me.

artista etrusco


Daniel Spoerri, figura eclettica nel panorama artistico contemporaneo, ha lavorato come ballerino, coreografo, mimo, poeta, scrittore. Inventore della "Eat art" Spoerri è universalmente conosciuto per i suoi "tableaux pièges". Dopo aver vissuto a New York, a Simi isoletta greca del Dodecanneso, a Dusseldorf, Parigi ed in altri parti del mondo, cimentandosi nelle esperienze più disparate, nella seconda metà degli anni '90 approda al piccolo paese di Seggiano dando vita al progetto di un parco-museo di sculture ed istallazioni. Il percorso, all'interno dei 15 ettari di parco, si dipana fra ampi spazi erbosi e boschetti con un andamento apparentemente casuale; le opere d'arte contemporanea si dispongono in ordine sparso integrandosi e mimetizzandosi nel paesaggio.

Oltre al percorso scultoreo esiste anche un percorso botanico in cui molte piante sono contraddistinte da un cartellino che ne sottolinea la specie e le curiosità. La Fondazione "Il Giardino di Daniel Spoerri: Hic Terminus Haeret", ha sede nell'abitazione laboratorio di Daniel Spoerri, questa oltre alla gestione del parco-museo, prevede la possibilità di soggiorno per motivi di studio e ricerca per tutti coloro che operano nell'ambito della creatività artistica.

Oltre alle opere di Daniel Spoerri nel giardino sono esposte molte opere di suoi amici artisti tra cui: Eva Aeppli, Arman, Till Augustin, Ay-o, Roberto Barni, Erik Dietman, Katharina Duwen, Karl Gerstner, Luciano Ghersi , Johann Wolfgang von Goethe, Alfonso Hüppi, Juliane Kühn, Zoltan Ludwig Kruse, Bernhard Luginbühl, Ursi Luginbühl, Birgit Neumann, Luigi Mainolfi, Meret Oppenheim, Dieter Roth , Susanne Runge, Uwe Schloen, Kimitake Sato, Pavel Schmidt, Esther Seidel, Patrick Steiner, Jesus Rafael Soto, Paul Talman, André Thomkins, Jean Tinguely, Roland Topor, Paul Wiedmer.


Thane Velanas



Principe,
 mi sussurra Thane Velanas -
deus est diablos inversos

diablo




IL DIAVOLO,INTESO NELLA SUA REALTÀ NEL NOSTRO MONDO, PUÒ ESSERE DEFINITO IL NULLA, OVVERO UN'IDEALIZZAZIONE DELL'ESSERE UMANO RISPETTO AI PROPRI LIMITI. COME NELLE TRADIZIONI MEDIOEVALI LE GRANDINI, LE TEMPESTE E TUTTO CIÒ CHE CONCERNEVA L'ASPETTO SCONOSCIUTO DELLA REALTÀ, ERANO OPERA DEI TEMPESTARI (OVVERO CREATURE CHE CON I LORO CULTI STREGONICI DAVANO VITA AI DEMONI DELLE TEMPESTE) COSÌ NELL'EPOCA INQUISITORIALE, E PIÙ MODERNA, IL MALE ERA ED È UNA DIFFERENZA DI EQUILIBRIO TRA LA RAGIONE E LA FOLLIA (FENOMENI CULTURALI DETTATI DALL'UOMO STESSO, COME, PER ESEMPIO, LA MORALE

IL DIAVOLO NELLA PSICOANALISI.



 

NON SOLO LE RELIGIONI, MA ANCHE LE SCIENZE, INTESE ANCHE COME PSICOANALISI, SI APPLICARONO NEL CORSO DELLA STORIA AL FINE DI ACCERTARE LA NASCITA EFFETTIVA DEL DEMONIO NELLA REALTÀ.

FREUD, NEL 1908, AVANZÒ LA SUA PRIMA IPOTESI CIRCA LA NASCITA DEL DIAVOLO NELL'IMMAGINARIO COLLETTIVO, RILEVANDO CHE IL MALIGNO, PROBABILMENTE, TROVAVA LE SUE RADICI NEI PIACERI CARNALI , NELLE PULSIONI INCONSCE O RIMOSSE NELL'INDIVIDUO. NEL SUO BREVE SAGGIO, IL CHARAKTER UND ANALEROTIK, IL FILOSOFO ANALIZZÒ IL PIACERE DERIVANTE DALLA DEFECAZIONE ANALE E CONCLUSE CHE, QUASI CERTAMENTE, MOLTE VISIONI DEL DEMONIO DERIVAVANO PROPRIO DA TALI PULSIONI “ILLECITE”. NON A CASO, IL DIAVOLO, SI DICEVA, FOSSE ABITUATO A REGALARE DONI, AI PROPRI SEGUACI, CHE SUCCESSIVAMENTE SI TRAMUTAVANO IN STERCO. INSOMMA, TOGLIENDO LA TERMINOLOGIA ANALE, SI EVINCE COME LA FIGURA DEMONIACA NON SIA ALTRO CHE LA MANIFESTAZIONE DEGLI IMPULSI RIMOSSI O VIETATI DALLA SOCIETÀ DI QUESTO O QUEL PERIODO ( CHI NON RICORDA LE OSCENITÀ PERPETRATE DAGLI INQUISITORI DELLA CHIESA, DURANTE LA PERSECUZIONI ALLE STREGHE? NON ERA FORSE QUELLA LA MANIFESTAZIONE PIÙ ALTA DI IMPULSI SESSUALI CELATI?)


 

SEMPRE FREUD, NEL 1922, ELABORÒ LA SUA TESI DEFINITIVA A SEGUITO DEL RITROVAMENTO DI ALCUNI DOCUMENTI STORICI. UN BIBLIOTECARIO RICHIAMÒ, INFATTI, L'ATTENZIONE DEL DOTTORE SU UN PARTICOLARE EPISODIO AVVENUTO VERSO IL 1677 CIRCA. UN PITTORE REDIGEVA DUPLICE PATTO SCRITTO, CON SANGUE, NEI RIGUARDI DEL SATANA. TALE ARTISTA SI IMPEGNAVA A DIVENIRE SERVO E FIGLIO DEL DEMONIO PER LA DURATA DI 9 ANNI, AL FINE DI ESSERE RASSICURATO E LIBERATO DALLA MALINCONIA E LA DEPRESSIONE, A SEGUITO DELLA MORTE DI SUO PADRE. FREUD, DA QUESTI AVVENIMENTI, EVINSE CIÒ CHE ERA GIÀ ACCENNATO, PER UNA PICCOLA PARTE, NELLE IPOTESI DI JONES.

SICURAMENTE, IN ORIGINE, DIO E IL DIAVOLO ERANO UNA SOLO ENTITÀ, RAFFIGURANTE IL PADRE INNALZATO SIMBOLICAMENTE DALL'UOMO. COME, PERÒ, DIO RAPPRESENTAVA UN GENITORE MISERICORDIOSO E CARITATEVOLE, COSÌ IL DIAVOLO ERA LA SUA NETTA CONTRAPPOSIZIONE. PER FARLA BREVE, SATANA NON SAREBBE ALTRO CHE LA PROIEZIONE DI TUTTI I CATTIVI SENTIMENTI CHE UN UOMO PUÒ PROVARE NEI CONFRONTI DI UN GENITORE O, PIÙ SEMPLICEMENTE, LA TRASPOSIZIONE MALVAGIA DI COMPORTAMENTI GIUDICATI SCORRETTI E IMMORALI DALLA COMUNITÀ MONDIALE PASSATA E PRESENTE.


venus dalle belle forme



Mi hanno chiamato.
Sono uscita
e il vento s’è fermato
perché io potessi ascoltare le stelle.

Ayrunth svanisce



    L'originalità non è un dono di natura
è una faticosa conquista personale
che ha del prodigio
- insiste Ayrunth -
Per questo
che molte piante non danno
né fiori
né frutti
e per ciò non vi sono vite uguali
ma soltanto analogie di vite
La legge della natura
serve più per il gruppo
che per il singolo
e ognuno costruisce la propria vita
e se materialmente
ha un padre e una madre
spiritualmente
non è figlio che di se stesso.
conclude Ayrunth svanendo.

Non tutti gli esseri umani
riescono a fissare
la propria personalità
- continua Ayrunth -
Anzi
molti rimangono vittime
per tutta la loro esistenza
di una falsa personalità che li riveste
per debolezza di carattere
o di volontà
per viltà d’animo
o di coscienza.

Ayrunth Kalis



Fai diventare realtà quello che ti sembra favola
 - mi consiglia Ayrunth Kalis -

Senti e chiama verità ciò che inventi
perché, ciò che credi invenzione della tua fantasia,
altro non è che intuizione profonda.