Un racconto di Vucne Zipni , una metafisica poetica, persino commovente.
Questo racconto, forse troppo “ambizioso”, vuole dare una spiegazione molto semplice ed accattivante a due tra le domande più difficili riguardanti il Cosmo: perché esiste l’Universo e cos’è la “misterosa materia oscura”?
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Ve ne era uno per ogni galassia. Il loro mestiere era vecchio come l’Universo e se lo tramandavano di generazione in generazione. Ci voleva una grande esperienza per effettuare tutte le procedure con la giusta pazienza e precisione. Non bisognava avere fretta, se no si rischiava di fare esplodere il palloncino nel momento e nel modo sbagliato. E nemmeno avere attimi di indecisione se no l’involucro rimaneva mezzo sgonfio e non riusciva a raggiungere le condizioni di stabilità. Loro sapevano perfettamente quanto gonfiare per ottenere tutta quella serie incredibile di colori. A volte si divertivano a raggiungere i limiti estremi e creavano bolle enormi, che non potevano certamente vivere a lungo, ma avevano un aspetto meraviglioso. Altre volte cercavano di lasciarle piccolissime e vedere se riuscivano a farle comunque brillare. La loro indubbia e unica capacità gli dava un senso di orgoglio e spesso ne approfittavano esagerando con gli effetti speciali. Ma in fondo il loro era un duro lavoro e lo svolgevano sempre con grande diligenza e precisione.
Dovevano anche prevedere quello che sarebbe successo dopo. Non bastava creare la bolla e farla restare in equilibrio il più a lungo possibile, dovevano anche valutare come ed in quanto tempo sarebbe esplosa e poi sgonfiata. Sapevano benissimo che quando scoppiavano troppo violentemente la parte rimasta poteva anche diventare pericolosa ed era necessario segnalarla correttamente. Non erano infrequenti i casi in cui palloncini del tutto inoffensivi venivano inglobati e distrutti da quei subdoli ed invisibili residui. Il loro non era quindi solo un lavoro pratico e ripetitivo, ma un’opera di grande intelligenza, di visione d’insieme, di organizzazione e di previsione su tempi anche lunghi.
Ne era passato di tempo dai primi tentativi ancora un po’ goffi e maldestri. Succedeva spesso nei tempi antichi che gonfiando troppo in fretta invece di uno o due palloncini se ne producessero centinaia e centinaia tutti assieme. Quanta fatica ci voleva poi a mantenere la tranquillità e l’equilibrio in quel caos terrificante. Dopo molti insuccessi erano riusciti però a districarsi bene anche in quelle condizioni. Anzi, gli era forse servito ad affinare meglio la propria esperienza. Ed ora avevano sistemato quei vecchi e incredibili “ammassi” di bolle in posizione periferica in modo che tutti potessero vederli ed ammirarli. In fondo ne erano molto fieri, anche se oggi preferivano normalmente non tentare più un lavoro così pericoloso e complicato.
In ogni modo la loro opera era sicuramente frutto di una grande passione condita da una buona dose di divertimento. Vedere la gioia dei bambini che si assiepavano attorno a loro quando si mettevano all’opera era sempre emozionante. Si alzava sempre un coro di “oh!” di sincera meraviglia e di ammirazione, mano a mano che l’amorfa materia si trasformava in palloncini colorati. E loro facevano di tutto per rendere ancora più affascinante la fase di costruzione. Si sistemavano vicino al materiale grezzo, facendo finta di niente, ma guardando attentamente con la coda dell’occhio se il gruppo di piccoli ammiratori fosse già piuttosto numeroso. Poi iniziavano le azioni preparatorie. Scuotevano la materia con fare sapiente ed immediatamente riconoscevano i punti in cui si stava concentrando. Non era facile distinguerli, ma loro avevano un’esperienza quasi senza limiti. Cominciavano a fare crescere quei piccoli nuclei, estraendoli piano piano dallo sfondo. A volte creavano lunghi filamenti dalle forme più strane che li sorreggevano e sembravano cullarli. Ma tutto era ancora ben nascosto ed i bambini attendevano con ansia di vedere i primi bagliori. Con studiata scenografia e con un sorriso malcelato, i nostri “artisti” eliminavano lentamente il velo scuro che copriva ancora il palloncino che si stava gonfiando. Poi era un tripudio di luce e colore. Le bolle uscivano allo scoperto ed i bambini impazzivano di gioia e gridavano ogni volta che una nuova gemma veniva alla luce. Certamente non piaceva solo ai piccoli: molti adulti si fermavano ad ammirare la sempre uguale, ma sempre emozionante nascita di nuove bolle.
Come già detto, i gonfiatori di palloncini sapevano molto bene cosa sarebbe successo nel tempo alle loro opere. Potevano annunciare l’ora esatta dell’esplosione con largo anticipo. Anche in quei casi i piccoli accorrevano a frotte. Non vi erano pericoli se mantenuti ad una certa distanza. E la loro meraviglia era ancora più emozionante dell’evento in sé. I fuochi d’artificio che si producevano, dalle forme sempre strane e colorate, li esaltavano: non ve ne erano mai due uguali e lo spettacolo era sempre nuovo ed impressionante. Dovevano stare attenti solo quando esplodevano le bolle più grandi. In quei casi la distanza di sicurezza era maggiore ed i bambini ne erano un po’ arrabbiati. Ma d’altra parte era necessario che ciò avvenisse. Solo così i creatori di palloncini ottenevano nuovo materiale per le loro opere future.
No, non era un vero lavoro. Era ben altro sicuramente, anche se in fondo nessuno aveva mai saputo perché tutto ciò fosse iniziato e continuasse a ripetersi. Così era stato da sempre. Probabilmente era solo un divertimento o meglio un’occasione per dare allegria ai bambini. Forse nient’altro che un gigantesco Luna Park creato per far gioire i più piccoli e per sentire le loro risate limpide e cristalline. E costringere anche gli adulti a restare il più a lungo possibile un po’ infantili ed ingenui.
Nessuno dal di fuori poteva ovviamente vederli, anche se spesso la loro presenza era stata in qualche modo intuita, ma poi freddamente catalogata come “misteriosa” materia oscura. Poco male, anzi una vera fortuna. Ai gonfiatori di palloncini e soprattutto ai bambini importava ben poco. Loro avevano sicuramente un motivo più che valido per creare, conservare ed ammirare l’ Universo.