lunedì 1 febbraio 2010

Kaliu Hansine


  Kaliu Hansine  decide
 di partire da Bubluna
e di andare a vedere
la Festa della Luna Piena a Tarqna .
Il cammino è lungo e pesante,
ma ha sentito dire che la festa
è una delle cose più belle
alla quale un essere umano
avrebbe mai potuto assistere.
Decide allora di incamminarsi
stimando  che da casa sua alla città
vi erano dodici giorni di cammino.
Il viaggio, in effetti,
è molto faticoso e viene sorpreso
 da terribili tempeste di neve,
sfugge all'assalto dei briganti del bosco
e per un po' non viene divorato da un lupo.
Eppure và  avanti,
fino a quando nel penultimo giorno di viaggio
trova una frana lungo il suo percorso.
"Basta" grida con voce spezzata e sconfitta
"non posso continuare in questo modo!
Se anche questo è successo,
vuol dire che non è destino
 che io veda la Festa della Luna Piena ".
Si volta indietro per tornare a casa
ma a quel punto  l'Augure Pavle Falkunte
che lo sente  imprecare
contro la sorte avversa, gli dice:
"Se nella strada da casa tua a Tarqna 
  ti fermerai all'undicesimo giorno,
come farai a vedere
 la Luna sulla capitale?"
Kaliu  capisce  che se ha  avuto
 il coraggio di intraprendere il viaggio
non sarà  la frana a fermare i suoi intenti.
L'unico modo di scoprire
se vale la pena continuare il cammino
è  quello di andare oltre.
In caso contrario,
la Luna  rimarrà  solo un disco
 di ghiaccio e d'argento in mezzo alla notte.

chimera


stò giocando.
dipende.
 a volte con il sesso a volte con la mente

Avle Pharcunte


Avle Parchunte è un nobile proprietario terriero che vive in campagna. Non ha ovviamente molta tecnologia a sua disposizione ma i suoi schiavi si occupano delle sue quotidiane incombenze, come la pulizia, la contabilità, l’intrattenimento e così via, mentre altri schiavi coltivano i campi, misurano i confini e sistemano le pietre “tular”, che delimitano la proprietà privata. Gli Etruschi sono infatti grandi sostenitori della proprietà: hanno cambiato il vecchio ordine di cose, in cui la terra ereditata  è sempre stata  un bene comune della tribù. Ora, molte famiglie possiedono centinaia di ettari ben delimitati da queste pietre di confine, che recano incise minacce e maledizioni eterne verso chiunque voglia spostarle. Avle e i suoi contemporanei, per far rispettare i confini, si affidano anche alla figura tutelare del dio Tagete.

La campagna etrusca è una tavolozza di colori: campi ordinati e coltivati con le migliori piante di farro e frumento, alberi da frutto, canali d’irrigazione. Una campagna che incanta anche i viaggiatori greci e attira persone libere, disposte a lavorare come schiavi, ma con uno status simile ai “clientes” romani, in cambio della protezione dei “principes” etruschi. Come riferiscono i cronisti greci, gli schiavi stessi, anche nei campi, sono puliti, vestiti dignitosamente e non trattati poi così male. Altra forza dell’economia etrusca è il ferro. Si estrae nell’Isola d’Elba. I centri metallurgici di Populonia, Massa Marittima e Arezzo, dove si fabbricano anche armi, hanno fatto dell’Etruria qualcosa di simile all’attuale area strategica del petrolio. Fra le poche cose di cui deve occuparsi un nobile come Avle c’è la guerra. Guerre contro i Greci, contro i Fenici, i Celti, i Romani, i Siracusani e altri ancora. Quando la pratica bellica viene sospesa, la giornata di Avle comincia con la caccia, attività prettamente aristocratica; seguono gli allenamenti con un maestro d’armi: importante è l’allenamento col carro da guerra (il nobile etrusco combatte generalmente a bordo di un carro seguito da un drappello di fanti). Poi c’è la visita alle coltivazioni. Avle deve decidere se comprare da Laris Huspreche dei campi di farro, ma deve prima consultare gli aruspici, addetti alla divinazione, dai quali si va per ogni sorta di questione. Gli aruspici etruschi hanno riunito in ponderosi libri le diverse arti di prevedere il futuro, libri che saranno consultati anche in età romana per le decisioni di una certa gravità. Tre sono i metodi che utilizzano : l’osservazione della posizione dei fulmini del cielo, il volo degli uccelli e l’aspetto del fegato degli animali sacrificati. Il cielo, come il fegato, è diviso in settori, ciascuno corrispondente all’area di pertinenza di una divinità, in grado di influenzare il destino degli uomini. Oggi Avle ha un impegno importante: un funerale. La vita media, in Etruria, è di 40 anni. Non ci sono vecchi. Prima di arrivare alla processione funebre, Avle butta l’occhio su un gruppo di neonati in vendita (figli di prigioniere dell’ultima guerra). Poi si sofferma davanti a una parata: c’è un carro da guerra con a bordo anche un attore che rappresenta il defunto, seguito dalle maschere dei suoi antenati. In processione appaiono la scure e i fasci, simbolo del potere dell’aristocratico morto. La tomba etrusca riprende in piccolo l’abitazione dei vivi; è destinata ad essere visitata negli anni da amici e parenti del defunto.
La cerimonia finisce con i giochi rituali. Uno di questi, il “phersu”, è terribile: un malfattore, o un semplice prigioniero, viene incappucciato, gli viene legata una mano dietro la schiena e con l’altra deve impugnare una spada per combattere alla cieca contro una belva feroce. Una sorta di sacrificio umano per favorire l’ingresso nell’aldilà del nobile morto. Alcuni studiosi ritengono che il phersu abbia ispirato i giochi gladiatori dei romani. Gli Etruschi, nutrono una vera e propria ammirazione per l’arte greca e lo stile greco, per cui si fanno raffigurare con aria orientaleggiante, originando così l’ipotesi di una possibile provenienza dall’Oriente degli Etruschi, rafforzata dal ritrovamento nell’isola di Lemno, nell’Egeo,di una iscrizione in lingua simile a quella etrusca lasciata da un popolo che pure lavora i metalli. Un’altra ipotesi è che gli Etruschi siano i discendenti di europei che avevano resistito all’invasione dei popoli Kurgan, che diffusero le lingue indoeuropee, alla base di quelle attuali. L’isola di Lemno sarebbe allora per gli Etruschi solo una colonia. Molte divinità greche sono entrate nel Pantheon etrusco, inizialmente popolato da figure dell’aldilà con tratti animaleschi o mostruosi. Charun, il demone traghettatore dei morti, forse mutuato dai Greci, conserva però tutto l’aspetto di un demone. Un etrusco come Avle, appena può, passa dal Tempio di Uni (Era), un centro di contatto importante nella realtà rurale, non solo religioso, che sostituisce il foro delle città greche e romane.
 Ma la sua giornata finisce sovente in totale relax, nel simposium, un banchetto in casa, fra amici. Per i Greci, il simposium etrusco è scandaloso, poiché vi partecipano anche le donne, distese sui triclini sotto i mantelli degli uomini, come scrive il cronista greco dell’epoca Teopompo. Ateneo aggiunge che erano grandi bevitrici di vino e, sempre Teopompo, rivela che, nel simposium, si arrivava anche allo scambio di coppia. Ad ogni modo, una cosa sembra certa: le donne etrusche, a differenza di quelle greche, sono libere e hanno importanti diritti, come quello di mantenere il nome di famiglia (hanno infatti un doppio cognome) e di poter ereditare (partecipando così alla concentrazione delle terre e dei mezzi di produzione. Sono state ritrovate anche resti umani di donne col carro o l’ascia del potere. Per quanto concerne la fine della civiltà etrusca, si ritiene che gli Etruschi siano geniali. Infatti, mentre i Romani vogliono rinnovarsi a livello sociale, creando la figura del console popolare, dando progressivamente diritti e libertà agli schiavi,entrando in una decadenza senza fine, gli Etruschi non fanno concessioni alle classi subalterne. Avle,protetto dalle sua tradizione, fa del potere delegato dalle divinità il suo vanto.E vive eternamente amando se stesso,la sua razza,la sua religione.