giovedì 1 ottobre 2009

dammi una mano

Se cerchi una mano
disposta ad aiutarti,
la trovi alla fine del tuo braccio.

ex tremiste

Quando per caso trovo delle idee insolite
le metto alla prova.
E il mio modo di metterle alla prova
è di estremizzarle

1


Cosi il confronto
mi aiuta a vivere
e le guerre a morire.

mare traverso

con il mare ho un rapporto travolgente.
Quando lo vedo muoversi,impazzire,calmarsi,
cambiare colore,rotta, è il mio amante .

recensione - Ombra della Sera


Raffinata poetessa dotata di intensa interiorità che si muove in un'articolazione di riflessioni e sogni espressi con un linguaggio denso di inventiva e risorse metriche, la Busca Gernetti in questa terza silloge Ombra della sera mantiene inalterata la sua cifra poetica in perfetta sintonia con l'incidenza simbolica delle immagini di cui aveva già dato prova nelle due precedenti sillogi: Asfodeli e La luna e la memoria. Ritualità di pulsioni laico-religiose che si accavallano e s'inseguono nel fecondo vivaio del suo universo dove la metafora dell'ombra della sera: "Forse la vera essenza si svela nel tardo crepuscolo presso l'oscura soglia della tetra notte" inanella le immagini in un unico affresco visionario a raggruppare le sezioni della raccolta: Metempsicosi, Ombra della sera, Eros, Elegie sicane, Canto della terra, Notturno, Thanatos, il cui ordito si dipana come un ininterrotto racconto.
La necessità di comprensione di sé, il desiderio d'immergersi nella natura: "le siepi ormai bianche di petali le timide viole che occhieggiano tra il verde rigoglio del prato, mi perdo con lo sguardo nella pura e immensa azzurrità del cielo e delle onde", il motivo religioso o quanto meno del trascendente: "io sono tutto e nulla nella chiaria dell'alba", il richiamo sottile dell'infanzia goduta: "oggi vivevo nel passato ero una bimba timida e scontrosa china sull'umida scabra battigia che cercava pietruzze colorate", la comunione poetica con gli altri: "l'ora di Barga del Poeta è viva nella mente", sono motivi frequenti della sua tematica abilmente interpretati da un verseggiare sapiente in cui il verso libero ben si amalgama con metri classici. Una poesia senza dubbio dotta in cui però la spontaneità di certe intuizioni: "una pietruzza verde fra le dita", non è affatto invalidata dall'alchemica progressione di versi come questi: "ecco mi bagno nel limpido mare turchino, nel mare che Ulisse ardito, con l'agile chiglia solcava alla volta del regno ventoso di Eolo". E non mancano i richiami e gli appuntamenti con Eros che acquistano fascino particolare per riferimenti forse autobiografici perché quando la storia di sé diventa urgente, sfugge dalle mani dell'autore e si fa inchiostro: "amaro è l'attendere vano mentre ore mute, incolori sembrano immobili". Né mancano stupende immagini rubate alla terra cui la nostra è tenacemente legata in una sorta di sensuale, atavico innamoramento: "il canto della terra è un lieve stormire di fronde un sussurro dolce dolente nel pallore dell'alba, sinfonia della vigna violacea di grappoli turgidi nell'aria sonora di vespe, campi di papaveri squillanti sulle prode nell'oro delle spighe (...)" dove il dettato poetico si fa carico di odori e presenze e diventa tessuto cromatico quasi a esorcizzare la paura dell'ombra. E neppure trascurato l'argomento morte (Thanatos) dove si fa certezza l'umano destino tribolato, dove forse emerge quella parte oscura di noi, l'ombra appunto: "occhi senza sorriso scuri nel volto triste" e più avanti "tutta la notte nel rifugio nella grande cantina dal soffitto a crociere", ma dove però nella mancanza di un giudizio negativo e nell'appassionato appello a un Padre misericordioso: "ti prego padre mio celeste fammi risvegliare bambina" la poetessa attraverso il lievito della religiosità unitamente a quello degli affetti familiari scommette sulla bontà dell'uomo dividendo con gli altri le sofferenze di un percorso di vita. Sofferenze da cui come dice Madame de Sévigé si esce anche attraverso lo scrivere: "l'unico modo per rendere tollerabile un'indicibile sofferenza".
Recensione
Ombra della sera
poesia
Autori

Giorgina Busca Gernetti
Edizione:Genesi Editrice Torino 2002
Prefazione di Antonio Gagliardi. Rassegna critica - pp. 162
prezzo: € 9,50
Recensione a cura di

Giuliana Matthieu Chiocchini
Pubblicata su:La Ballata nr.2/2003

logica esistenziale


Chiedo a Lucumone Vel Supline :
"V'è una logica nell'esistenza?
" Egli mi dice:
"Senza esistenza non può essere definita una logica,
essa è quindi a posteriori all'esistenza stessa
e quindi irrilevante e privo di senso il quesito ...
inoltre essa composta di parti o proposizioni
e non è una proprietà intrinseca
quindi l'intaglio è irrilevante alla stessa.
Due sono le realtà che si scontrano nell'esistere:
il caos e l'oscurità:
quelle sono immanenti,
imperiture quantità di sostegno
e dominano tutto,
compenetrandosi ...
esse sono a priori dell'esistenza.""

Larth - gli dico -
ti rendi conto dell'affermazione che hai fatto?
Se la minoranza dovesse appropriarsi
di queste idee il Regno potrebbe crollare
sulle sue stesse basi ...
""Se il nostro popolo non compirà presto
il passo verso l'Oscuro esso si estinguerà,
ma non è quella la peggiore
delle conseguenze come tu ben sai ...
La peggiore delle estinzioni
e quella che avviene
nella non conoscenza e nell'ottusità,
la non consapevolezza è colpa."



brutto carattere



C'era una volta un ragazzo con un brutto carattere.Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno.Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato.Nelle settimane seguenti, imparò a controllarsi e il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì giorno per giorno:aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare i chiodi.Finalmente arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò alcun chiodo nello steccato.Allora andò dal padre e gli disse che per quel giorno non aveva piantato alcun chiodo.Il padre allora gli disse di levare un chiodo dallo steccato per ogni giorno in cui non aveva perso la pazienza e litigato con qualcuno.I giorni passarono e finalmente il ragazzo poté dire al padre che aveva levato tutti i chiodi dallo steccato.Il padre portò il ragazzo davanti allo steccato e gli disse: "Figlio mio, ti sei comportato bene ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato.Lo steccato non sarà mai più come prima.


Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita come queste. Puoi piantare un coltello in un uomo, e poi levarlo, ma rimarrà sempre una ferita. Non importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà.