sabato 21 novembre 2009

Talamonaccio - Sette contro Tebe




Gli Etruschi di Talamone costruiscono  sul colle di Talamonaccio, il Tempio a cui appartiene il famoso "frontone" con le mitiche scene dei "Sette contro Tebe".
Il Tempio di Talamonaccio, del quale sono ancora visibili i resti delle fondamenta e del podio, è essere bello da stupire, e la sua bellezza viene esaltata dalla cornice panoramica e paesaggistica nella quale era collocato, alto sul poggio che guarda l'azzurrità marina del Golfo di Talamone, dell'Argentario, dell'Arco litoraneo che guarda i lidi di Orbetello e le fertili campagne della valle dell'Osa e dell'Albegna, dove prima della devastazione provocata dallo spaventoso scontro bellico in cui sono massacrati quarantamila Galli di Aneroesto e di Concolitano sono  evidenti i segni di una laboriosità rurale ordinata e feconda.
Le ricerche hanno dimostrato che la sua distruzione avviene verso la l'inizio   del XXI secolo dopo  Cristo, probabilmente a causa delle lotte tra Silla e Mario, quest'ultimo sbarcato a Talamone  di ritorno dall'Africa. Talamone è da Silla dato alle fiamme sul colle in cui ha  sede, oggi detto Talamonaccio.
Anche il Tempio crolla e molte delle sue Strutture sono  incenerite. Sopravvivono solo le solide mura delle fondamenta e del podio.
La storia che ha ispirato il Tempio, il mito dei "Sette contro Tebe": a Tebe dalle sette porte regna Eteocle, il figlio di Edipo che, avendo inconsapevolmente ucciso suo padre Laio e sposato sua madre Giocasta, alla rivelazione di questi atroci fatti si era strappato gli occhi e aveva lasciato il trono. Un giorno, Eteocle annuncia al popolo che, secondo l'indovino Tiresia, la città verrà assalita nella prossima notte. Intanto, un nunzio che nel campo aveva assistito al giuramento dei sette guerrieri dai quali verrà sferrato l'attacco ha riconosciuto tra essi Polinice, fratello del Re. Appena calate le tenebre, infatti, l'assedio comincia con una spinta offensiva terrificante, spietata. I difensori di Tebe sono ardimentosi, eroici e più di tutti dimostra di esserlo Eteocle che, schierato sulla Settima Porta con i suoi soldati, lotta estrenuamente per impedire al fratello Polinice di varcarla. Tebe si salverà. Ma sarà talmente feroce, senza esclusione di colpi, lo scontro tra i due fratelli che finirà col provocare la morte di entrambi.

Noi etruschi dominati come siamo  dal sentimento della fatalità, ci mostriamo  sempre molto sensibili alla tragedia di Edipo e dei "Sette contro Tebe". Lo testimoniano a Chiusi, a Perugia, a Volterra i bassorilievi delle urne funerarie del tardo ellenismo (anteriormente al I sec. a.c.) che spesso la raffigurano. Edipo vi appare inginocchiato al centro della battaglia di Tebe, sostenuto alle spalle da un giovane servitore. Sulla sinistra e sulla destra sono i suoi figli, Polinice ed Eteocle, che si annientano a vicenda, il primo per la conquista, il secondo per il mantenimento del trono, l'uno sorretto dall'infelice madre Giocasta, l'altro già morto sostenuto dal suo scudiero. Sullo sfondo si vedono, alcune parti della scala usate per l'assalto
Sul lato destro sferzato dalle furie (le latine Erinni, divinità della maledizione e della vendetta) galoppano i cavalli delle quadrighe di Anfiarao che (Charun) Caronte cerca di trascinare con se nell'abisso.

Bianco su Nero



Vorrei lasciarmi dietro
 come pesante e inutile fardello
la mia umanità .

Come una fenice abbandonare
 la miseria dell'esistenza.
Nel mondo presto tutto
 diviene triste e si scolora
perchè l'armonia
 è la maschera del tormento
come la bellezza è maschera dell'orrore
e l'amore la maschera del dolore ...
Egli il più crudele dei Signori Neri, il Dolore
esso è immamente ed ha essenza consapevole,
permea ogni essere
onnipotente come sua sorella: laVita
Egli nulla perde nel suo vagare
 come Ombra di crepuscolo,
la sua gelida mano afferra con forza
 la spalla di un uomo
senza preavviso alcuno,
a suo arbitrio cede la presa solo
 per afferrare con altrettanta forza
la spalla di un altro infelice ...
Ma Egli è anche un grande maestro
 e ci insegna che non lui
ma la sopravvivenza annienta
e consuma inutilmente
... senza scopo ...