martedì 6 aprile 2010

Lucumone parla a Fuflunia


Prima che cominci a parlare,Larth Calisna Sepu, Lucumone Etrusco di Ferentu  mi chiede con gentilezza di spegnere tutte che luci che splendono in quell'immensa stanza, di coprire qualsiasi spiraglio che faccia trapelare anche un solo raggio di luce. Non esito affatto ad ubbidire alla sua richiesta, la cosa per me più importante è quella di sentire parlare il Lucumone , di ascoltare cosa ha da raccontare. Quando si accorge del mio disagio in quella fitta oscurità, con lo sguardo disorientato in un vuoto stupefatto di spazio, allora, mi invita ad accendere una piccola lampada sostenendo che, in fin dei conti, un raggio soffuso non gli avrebbe dato alcun fastidio. Mi siedo su di un tavolo con le gambe sospese nel vuoto e mentre la mia ombra riflette sulla parete di un muro, inizio a prestargli ascolto e a perdermi nelle sue parole.

"Nei Libri di Lino  si parla di me e della mia nascita. Ero presente prima che qualsiasi forma di vita respirasse, prima che qualsiasi luce accecasse la vista e desse colore e forma ad ogni cosa. Ero lì presente quando la terra era ancora informe e deserta, quando le acque erano assenti ed io ne ricoprivo l'abisso col mio manto fitto ed opprimente. Colui che regnava mi presentò alla Luce con la quale credevo di poter condividere tutto pur essendo il suo elemento opposto, di donare enfasi alla sua presenza, di creare un contrasto di armonie che la risaltasse agli occhi del mondo, ma lei non aveva affatto bisogno di questo. Pensavo che la rivalità tra due cose diverse non fosse sinonimo di inimicizia. Ma poi accadde che egli , colui che regnava, reputò solo la Luce come cosa buona, mi divise per sempre da essa e mi chiamò oscurità. Fissò un astro splendente e luminoso, abbagliante ed infuocato sospeso nel vuoto del cielo che potesse osservarmi dall'alto dissolvendo completamente la mia impalpabile materia: avevo capito che era nato il primo giorno. Quando il tempo scorreva lentamente e la Luce si dileguava verso sera, cominciavo a respirare liberandomi da quel fastidioso bagliore che mi teneva oppresso per lunghe ore ed io regnavo indisturbato nella notte. Anche in quel momento mi accorsi della tregua che mi era stata negata: guardando verso l'alto vidi un corpo celeste affascinante e pallido che illuminava senza invadere troppo la mia profondità. Provai rassegnazione alla compagnia di una luna discreta e riservata. Da quel momento in poi mi fu sempre impossibile vincere la Luce, olio di una fiamma che non si estingue mai, la cui brillantezza penetra l'oscurità e la dissolve con una velocità irrefrenabile. Il mio spettro ormai vaga negli angoli più nascosti e nei meandri più fitti di tutte le cose dove sono certo che lei non potrà arrivare mai."

brughiera


Il tempo passa, leggero come il vento tra gli arbusti e l’erica della brughiera, leggero, ma come quel vento inesorabile,
e altre stagioni che si susseguono.

ricordi


Ami la vita Principe? - mi chiede Hapne Chairei.
Allora non sciupare il tempo,
perché è la sostanza di cui la vita è fatta.

radente


Vivere remando
 e non sentire il male.
Potendo.