lunedì 8 marzo 2010

connotazione



Oggi le parole reali
Sono accalappiate
Da una nuvola di connotazioni

- osserva Luzrna –


l’alternarsi del caldo e del freddo
- osserva Luzrna –
sono i sintomi della stessa febbre.

- mi sprona Uli Krenme -


La luce è più in là del senso comune, Principe, tra la follia che ragiona
e l'impossibile che si dilegua innanzi all'audacia
- mi sprona Uli Krenme -

Novità da Nemi sul Ramo d'Oro

"Nascosto entro un albero
ombroso c'è un ramo, d'oro le foglie e la verga flessibile,
 sacro all'inferna Giunone: e tutto il bosco lo copre,
entro le oscure convalli protetto lo tengono l'ombre.
Ma non prima è concesso scendere sotto la terra
che si sia colto dall'albero l'auricomo ramo.
Strappalo via, con la mano: da solo verrà,
sarà facile se i fati ti chiamano; se no, né con forza nessuna,
né con il duro ferro piegarlo o stroncarlo potrai."
Virgilio
Eneide

Il tema centrale da cui si sviluppa Il ramo d'oro è la vicenda del Rex Nemorensis, sacerdote di Diana nel tempio di Nemi, sopravvivenza di un antico culto all'interno del contesto storico dell' antica Roma. Secondo l'interpretazione di Frazer, egli agisce sulla natura e sulla fertilità per i suoi poteri simpatici (propri della magia simpatica di sopra) e ha un ruolo sociale fondamentale per la comunità che vi circola attorno.Nella mitologia romana, era un ramo d'un albero con foglie d'oro che ha permesso all'eroe troiano Enea di viaggiare attraverso l'Aldilà in modo sicuro.
Ne hanno scoperto i resti durante gli scavi santuario religioso costruito in onore della dea Diana, nei pressi di un antico lago vulcanico del Colli Albani, 30 km a sud di Roma.
Ritengono che il recinto proteggesse un enorme cipresso o un albero di quercia che era sacro per i latini, una potente tribù che governava la regione prima della nascita dell'Impero Romano.
L'albero era al centro del mito di Enea, al quale uno spirito consigliò di cogliere un ramo di foglie d'oro per proteggere se stesso quando si avventurò nell'Ade per cercare consiglio da suo padre morto.
Enea, per potersi accingere alla sua catabasi infera, consigliato dalla Sibilla cumana, dovrà trovare un ramo d'oro che può essere colto solo da coloro che ne sono degni. Il ramo, nascosto in una fitta selva, è sacro a Proserpina, la regina degli inferi. Una volta trovato, si staccherà facilmente dalla pianta, se il Fato è favorevole alla sua discesa negli Inferi; se non lo sarà ogni sforzo sarà vano. La dea Venere, sua madre, lo aiuterà nell'impresa.
In una seconda versione della leggenda, più storicamente attendibili, i Latini credevano che simboleggiasse il potere del loro re-sacerdote.
Chiunque spezzasse un ramo, anche uno schiavo fuggitivo, avrebbe potuto sfidare il re in una lotta fino alla morte. Se il re fosse stato ucciso in battaglia, lo sfidante avrebbe assunto la sua posizione di leader della tribù. Fu Caligola a chiudere brutalmente il rituale,facendo uccidere lo schiavo e dichiarandosi lui Rex Nemorensis in eterno.
La scoperta è stata fatta nei pressi della città di Nemi da un team guidato da Filippo Coarelli, professore in pensione di archeologia all'Università di Perugia.
Dopo mesi di scavi nel terreno vulcanico, hanno portato alla luce i resti di un recinto di pietra.
Cocci di ceramica che circondano il sito ne progongono la datazione alla tarda età del bronzo, tra i secoli XIII e XII a.C.
Abbiamo trovato molti, molti pezzi di ceramica di ex voto o di natura rituale, " ha affermato il prof. Coarelli. "La posizione ci dice anche che doveva essere una struttura sacra. Abbiamo trascorso mesi di scavo, durante i quali abbiamo dovuto tagliare enormi blocchi di lava".
La recinzione in pietra si trova nel mezzo di un'area che contiene i resti di un immenso santuario dedicato a Diana, dea della caccia, insieme con i resti di terrazzamenti, fontane, cisterne e di un ninfeo.

"E' una scoperta intrigante e aggiunge elementi di prova per il fatto che si trattava di un santuario di straordinaria importanza", ha detto il Prof. Christopher Smith, il capo della British School at Rome, un istituto archeologico.
"Sappiamo che gli alberi erano coltivati in contenitori, presso i templi. I Latini si riunivano qui per il culto fino alla fondazione della repubblica romana nel 509 a.C."
La storia del ramo d'oro e di Enea, che si dice abbia viaggiato da Troia in Italia per fondare la città di Roma, è stata narrata da Virgilio nel suo poema epico, l'Eneide.
"Virgilio dice che le sibille dissero a Enea di andare negli inferi per farsi consigliare da suo padre, ma doveva prendere un ramo d'oro come una sorta di chiave per consentirgli l'accesso, " ha affermato il prof. Smith.